DIOCESI DI GORIZIA

Diventare albero buono

Che splendido inno alla parola umana canta la prima lettura odierna! La parola, ciò che ci rende umani, ciò che fa emergere la qualità della nostra persona.

“La parola rivela i pensieri del cuore”, ci punge il Siracide; e ci insegna a non lodare nessuno prima che abbia parlato.

Perché possiamo essere un cieco che pretende di condurre un altro cieco, ci provoca il Signore Gesù. Se non hai in te la misericordia del Padre, è inutile giudicare tutto e tutti, perché farai cadere – e cadrai tu stesso – nel fosso diabolico della condanna senza appello del mondo presente e soprattutto di Dio, che l’ha creato buono.

Come anche siamo guide cieche se ci accontentiamo del “tutto va bene“, se accettiamo acriticamente ogni tipo di evoluzione del nostro vivere sociale. Qui non rischiamo forse di cadere nel fosso dell’abbandono della persona fragile e sola o dell’ingenuità educativa verso i nostri ragazzi? Viene spontaneo pensare alle due proposte di referendum recentemente dichiarate inammissibili dalla nostra Corte Costituzionale.

È vero, però, che ci sentiamo ciechi soprattutto quando facciamo fatica ad intravedere il nostro futuro, il futuro della nostra Chiesa e della fede cristiana.

Per questo Papa Francesco convoca la Chiesa in Sinodo. È un tempo in cui ci viene chiesto di prendere la parola, con posatezza e profondità, perché lo Spirito Santo è dato ad ogni fedele con il battesimo e la confermazione.

Che fare, allora?  Preoccupiamoci di diventare sempre più albero buono e non di lamentarci del mondo. Ci aiuterà in questo il bel cammino penitenziale di quaresima proposto dalla nostra Chiesa diocesana con il vescovo Carlo.

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Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si ricono­sce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».

(Lc 6,39-45)