DIOCESI DI GORIZIA

«Scriveva col dito per terra»

Che cosa scrivevi con il tuo dito, Signore Gesù, sulla fredda pietra del pavimento del tempio?

Tanto tempo prima, a Mosé furono consegnate due tavole di pietra, scritte “con il dito di Dio”, che riportavano le parole del Signore. Dieci parole necessarie per poter restare liberi.

La donna adultera posta nel mezzo è simbolo dell’umanità incapace di rispettare le dieci parole della libertà, che poi si possono riassumere in due precetti soltanto: amare Dio con tutto se stessi e amare il prossimo come se stessi.

Ecco il nostro tradimento, il nostro adulterio: invece di amare con tutto noi stessi, abbiamo tenuto una buona parte per noi, per soddisfarci malamente, rovinando la nostra amicizia con Dio e la pace del nostro cuore.

Quella piazza in cui viene trascinata la donna adultera è dove vuole condurci il cammino penitenziale di Quaresima: all’incontro con Cristo Gesù, in mezzo al nostro cuore di pietra, su cui lui vuole incidere le sue parole di guarigione di perdono.

Questa è la sua Sacra Scrittura, che non ci condanna, ma ci rende nuovi: “ecco, io faccio una cosa nuova, canta il profeta Isaia, aprirò nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa”.

Al centro della nostra vita non mettiamo la condanna del male, anche se ci scandalizza. Mettiamo il Signore Gesù, che scrive con il suo dito divino la dichiarazione d’amore e di perdono di Dio nei nostri confronti.

Mettiamo al centro della nostra vita la sua Sacra Scrittura, che ci dona uno sguardo di misericordia di tenerezza verso i limiti e i peccati altrui. Non fuggiamo più il Signore, come volesse la nostra condanna, ma lasciamo che ci parli, ci commuova, ci guarisca.

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Gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra.

(Gv 8,1-11)