DIOCESI DI GORIZIA

Settantadue operai…

Ci siamo dentro proprio tutti in questa indicazione dei “settantadue”. Settantadue (o anche settanta, come certi manoscritti) per indicare tutti i popoli del mondo usciti dal seme di Noè dopo il diluvio.

E non sono forse i nostri figli questi popoli? “Ogni uomo che nasce è un nuovo continente da evangelizzare”, disse qualcuno. E “operai” sono chiamati dal Signore le persone designate a precederlo e a preparare i cuori al suo arrivo. Operai che raccolgono la messe già abbondante del Vangelo.

Non siamo forse proprio noi quelli designati da Cristo? Con il nostro battesimo siamo stati scelti da lui gratuitamente e forse in modo immeritato – eravamo così piccoli per comprendere… – per portare la gioia sulla nostra terra. Infatti i settantadue “tornarono pieni di gioia”, ricorda l’evangelista Luca.

Siamo educatori alla pace, a questo serviamo: siate agnelli in mezzo ai lupi, ricorda Gesù. E poi non siamo chiamati ad accumulare cose né a procurare soltanto cose ai nostri ragazzi: non portate borse, sacche e neppure calzature, ordina Gesù, perché già così sono belli i piedi di chi porta lieti annunci, come cantava il profeta Isaia.

Ma la propria azione comincia dalla preghiera al Signore della messe, perché mandi operai nella sua messe.

Lo facciamo? Appoggiamoci al Signore nella nostra azione educativa, non inchiniamoci agli standard commerciali o televisivi!

Come faremo allora? Intrecciamo relazioni, siamo accoglienti e aperti alle diversità senza remore o paure, portiamo pace, parliamo di Dio e della nuova umanità che lui sta creando, il Regno.

Ecco il profilo del cristiano, operaio nella grande messe dell’umanità.

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Il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».

(Lc 10,1-12)