DIOCESI DI GORIZIA

Salvare se stessi?

Ha suscitato tanta attenzione e commozione in tutto il mondo la morte della regina Elisabetta, al termine di una lunghissima vita, giudicata retta dai più. Oggi invece la Chiesa ci fa contemplare la morte del Re di tutto l’universo. E restiamo senza parole.

Viene deriso e irriso nel momento della sua umiliazione e sofferenza. È condannato a morte da noi esseri umani, dopo essere stato rifiutato nei suoi buoni insegnamenti e azioni.

In realtà, durante la crocifissione di Gesù nostro Re assistiamo ad un grande conflitto da cui dipende il successo definitivo della nostra vita.

Da un lato il “salva te stesso”, ripetuto da tutti coloro che assistono al supplizio del Signore, criterio di vita istintivo e cristallizzato in tante forme più o meno eleganti nel pensiero mondano.

Dall’altro, un secondo modo di essere, interpretato da uno dei condannati a morte a fianco di Gesù (e quale essere umano non è destinato alla morte…). Egli confessa con verità le proprie azioni e si affida a Colui che può portare i nostri pesi al posto nostro.

Arriva prima o poi nella vita, infatti, il momento in cui dobbiamo decidere come essere, se tentare di “salvare” noi stessi, cercando di fuggire dalla propria condizione, di sottrarsi alle promesse buone fatte a suo tempo nel matrimonio, ad esempio; oppure affidarci a Colui che non si è sottratto alla propria vocazione e ha confidato nel Padre di tutti.

L’apostolo Paolo ci ricorda che, con il nostro battesimo, siamo stati “trasferiti nel regno del Figlio”: un modo di essere in cui vale il donarsi piuttosto che il prendere, il perdonare piuttosto che il deridere, l’affidarsi a Cristo piuttosto che il bestemmiarlo.

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Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno».

(Lc 23,35-43)