DIOCESI DI GORIZIA

Darsi da fare

Oggi veniamo inondati da parole di incoraggiamento e di gioia: “Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti… Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio… Egli viene a salvarvi”. Così il profeta Isaia.

In che modo sono vere queste parole, visto che sono “Parola di Dio”?

Lo chiediamo nella preghiera, in questa terza domenica di Avvento dedicata alla gioia, perché siamo sempre più vicini alla dolce memoria di Dio che si fa uno di noi, si fa uomo in Gesù di Nazareth.

Il profeta promette occhi ciechi che si apriranno e lingue mute che grideranno di gioia, deserti che fioriranno per la liberazione degli oppressi e coraggio ridonato agli smarriti di cuore.

Ma i nostri occhi vedono ancora conflitti che sembrano insanabili, ingiustizie che appaiono tanto più grandi di noi. C’è come un fossato tra ciò che Dio promette e ciò che Dio permette, un fossato grande come la distanza tra la morte del venerdì santo e la risurrezione del mattino di Pasqua. Come superarlo?

Con la pazienza e la costanza del contadino, il quale sa che la terra donerà il frutto promesso, suggerisce l’apostolo Giacomo.

Il Signore verrà, anche se sicuramente in modi che non ci aspetteremmo. Come accaduto per il Battista, che attendeva un Messia giustizialista e vendicatore e constata invece la mitezza di Cristo Gesù.

E poi “dandoci da fare”, ci suggerisce la Caritas. I cuori feriti e vacillanti attendono la nostra vicinanza e solidarietà, perché si riaccenda in loro la fiducia nel Signore che viene davvero.

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il vangelo

Giovanni, che era in carcere, mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

(Mt 11,2-11)