DIOCESI DI GORIZIA

«Oppressi dal sonno…»

Come siamo strani: di fronte a Gesù che mentre pregava si trasfigura sul monte, i suoi tre più stretti collaboratori erano “oppressi dal sonno”, rivela senza remore il Vangelo.

Qualcosa di simile ci viene ricordato nel cruento rito di alleanza del Dio di Israele con il capostipite del popolo, Abramo: “un torpore cade su Abram”, dice la Parola di Dio.

Come se di fronte all’immenso e tenerissimo Dio che si rivela, l’essere umano si trovasse piccolo e affaticato nel comprendere, come uno studente davanti a un libro troppo difficile, seppur decisivo per la propria vita. E il sonno diventa quasi un ingenuo rifugio da quelle pagine ardue.

Eppure, mentre magari non capiamo, il Signore Dio sta operando qualcosa di meraviglioso per noi. Che cosa?

Si dichiara dalla nostra parte, nell’alleanza con Abramo. Con il Figlio eletto, colui, cioè, del quale possiamo davvero fidarci, viene tra noi.

Ci scongiura di ascoltare Gesù per poter ottenere la vita promessa, che non sarà più soltanto un lembo di terra sulle sponde del Mediterraneo, ma una patria addirittura nei cieli, il diritto di cittadinanza nella vita senza confini.

Ecco perché, allora, accogliamo l’invito quaresimale di Papa Francesco: non stanchiamoci di pregare, ci esorta.

Perché abbiamo bisogno di Dio, perché ci rendiamo conto che non possiamo bastare a noi stessi, perché senza di Lui non possiamo affrontare “l’esodo” di morte e risurrezione.

Gesù l’ha affrontato a Gerusalemme, come il Vangelo ci ha ricordato.

Ciascuno di noi, invece, lo affronta quotidianamente, nella sana fatica di continuare a estirpare il male dalla nostra vita.

Per diventare sempre più persone che vivono donando e donandosi.

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Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno.

(; Lc 9,28b-36)