Davanti a chi ci getteremmo in ginocchio? E per chiedere che cosa? Davvero lo sconosciuto personaggio del Vangelo ci interpella, lui che, in pubblico, sulla strada, ferma Gesù in maniera così appariscente.
“Che cosa devo fare per avere la vita eterna”, chiede. Che cosa devo fare per dare una svolta alla mia vita, per essere significativo. Per essere felice.
Cerca un maestro di vita, quel tale sconosciuto, e ha delle aspettative alte, importanti e serie. E qual è il mio maestro di vita, quello che realmente ispira i miei desideri e le mie azioni?
Gesù lo costringe – e aiuta anche noi – ad andare più a fondo: mi chiami buono per quale motivo? Dio solo è buono. E questo lo si manifesta con le azioni buone dei suoi figli.
Tu non uccidere, non mortificare l’altro, non tradirlo e non mentire, non prendere o pretendere ciò che l’altro non ti può dare. Allora Dio apparirà come realmente è: buono.
Ma se tu – non soltanto come singolo e come famiglia, ma anche come popolo – sarai più attaccato alle cose e che al Dio buono, allora i vostri figli se ne andranno tristi, senza fede e senza Dio, perché non vedono davvero che Dio è buono.
Le cose ci attraggono e ci ipnotizzano, ci asserviscono e noi ci riduciamo a vivere per esse. Ecco perché il Signore ci propone di seguire lui: perché ciò che ci è impossibile come uomini diventa possibile perché c’è Dio nella nostra vita.
E tutto è possibile a Dio. Ma soltanto se stiamo con il Signore Gesù Cristo. Diamogli del tempo per la preghiera e per partecipare alla liturgia. Condividiamo i nostri beni per far crescere il suo Corpo che è la Chiesa. Educhiamo i nostri figli a seguire Lui, Maestro buono di vita eterna.
Mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti».
(Mc 10,17-30)