“Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse: padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta. Pochi giorni dopo partì…”.
Per chi racconti questa parabola, Signore? Per me che ti ho abbandonato e nella mia vita ho sbagliato e sto sbagliando ancora, sprecando me stesso in scelte che consumano invece che far crescere?
Oppure per me, che sono ferito dagli sbagli altrui e astioso per le scelte inopportune e sfrontate di chi mi sta vicino: “non ho mai disobbedito a un tuo comando e per questo tuo figlio che ha divorato i tuoi beni… hai ammazzato il vitello grasso”.
Oggi nelle parole di Cristo il Signore Dio ci apre il suo cuore materno di Padre. Scopriremo che è infinitamente al di là e più grande sia degli sbagli del figlio minore quanto delle ragionevoli giuste ragioni e dell’invidia del figlio maggiore.
E ci domandiamo, nel cuore di questa quaresima tormentata da una pandemia che non se va e insanguinata dalla cronaca dolorosa di questi giorni, chi dei due figli ha più bisogno di ritornare a casa, di riscoprire il cuore del Padre, di aprirsi al suo abbraccio: il giovane impulsivo e sprecone? Il vecchio rigido e arcigno?
Davvero ci serve il cammino penitenziale offertoci dalla nostra Chiesa in questa Quaresima. Alla Chiesa infatti è stato affidato il ministero della riconciliazione, rivela l’apostolo Paolo. Approfittiamone, allora!
Specchiamoci nelle beatitudini cantate da Cristo e consegnateci nell’incontro penitenziale di venerdì scorso: in esse potremo scoprire la bellezza e le rughe sul nostro volto interiore e affidarle alla capacità di guarigione di Dio.
E aggrappiamoci ancora all’eucaristia domenicale, la manna che ci nutre nel faticoso cammino e ci accompagna verso la terra promessa del cielo.
È tempo di tornare alla Chiesa, alla casa del Padre e dei fratelli.
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Si avvicinavano Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli…»
(Lc 15,1-3.11-12)