Straordinario il Vangelo odierno! Scopriamo come agisce il Signore Dio per risollevare e ricostruire il suo popolo, per costituire il suo Regno di pace, come il profeta Michea ci promette.
Il Signore Dio per farsi presente in mezzo a noi sceglie e utilizza ciò che è piccolo e marginale i nostri occhi: la periferica Betlemme invece della capitale Gerusalemme; una donna sterile come Elisabetta e una ragazza vergine come Maria; due creature nel grembo della madre, invece che uomini fatti, potenti o conosciuti.
Sembra quasi che il nostro sia il Dio dell’impossibile, che ama percorrere sentieri stretti e inesplorati per visitare il suo popolo e cambiarne la vita. C’è davvero posto per la speranza, allora. Ma tutto questo richiede il credergli e l’affidarsi alla sua Parola, facendola propria e lasciandola fiorire in azione.
Ecco perché oggi verrà proclamata la prima di tutte le beatitudini: beata colei che ha creduto, canta Elisabetta di Maria, preceduta dalla beatitudine della maternità: benedetta tu per il frutto del tuo grembo.
È una fede piena quella della giovane ragazza di Nazareth. Sa dire “eccomi” al Signore Dio, ma sa anche alzarsi e mettersi in cammino nel lungo viaggio verso la cugina, con la quale condividerà il gioioso annuncio e lo straordinario compito che le è affidato. La fede nel Signore Dio la si vede dalle azioni compiute.
Davvero la dobbiamo chiedere anche noi questa fede “cristiana”, che sa accogliere la Parola, ma anche sa andare verso l’altro per sostenerlo e condividere con lui la propria speranza.
E già che ci siamo, chiediamo anche il discernimento di Elisabetta, che sa riconoscere la visita di Dio nell’imprevisto piccolo bene di periferia.
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!»
(Lc 1, 39-42)