Quando, dopo giorni di maltempo, vediamo le montagne della Carnia limpide e illuminate, anche se nella Bassa ancora piove sappiamo che sarà per poco e il bel tempo tornerà.
C’è in noi qualcosa che ci spinge a cercare e a leggere dei segni che anticipino e mostrino ciò che sarà e la direzione verso la quale ci stiamo muovendo.
Per questo motivo la gente esulta vedendo Gesù che guarisce il sordomuto. Ricordano infatti il profeta Isaia, che insegnava a riconoscere la venuta del Signore quando i ciechi finalmente vedranno e gli orecchi dei sordi verranno dischiusi.
Il gesto e la parola guaritrice di Gesù hanno talmente segnato i discepoli che ancora oggi sono usati nel rito del battesimo: effatà, apriti, sussurra il sacerdote mentre sfiora labbra e orecchie della creatura appena battezzata, chiedendo a Dio che il neofita possa presto ascoltare la Parola e proclamarla nell’assemblea dei fratelli.
Muto infatti è chi non sa lodare per il bene ricevuto dal Signore, come anche chi non sa – o non vuole – dire una parola di consolazione a colui che sta soffrendo.
Sordo è chi non vuole – o non sa – ascoltare i sentimenti profondi celati nelle parole dell’altro, chi non sa ascoltare il Signore Dio che gli parla nel Vangelo, nella voce della coscienza e prima ancora nella creazione.
Acqua fresca nel deserto è quando sappiamo Chi lodare e ringraziare per la salute, oltre ai medici (e ai vaccini che ci semplificano finalmente la vita). Come anche sono torrenti nella steppa i gesti di accoglienza verso i più poveri, ci ricorda l’apostolo Giacomo.
Il Signore ha fatto bene ogni cosa: ha ci ha aperto le orecchie per ascoltare, la bocca per lodare, il cuore per amare.
E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. Gesù comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
(Mc 7,31-37)