Ci riempie di gioia intravedere un ragazzino che con il suo entusiasmo e generosità consente a Gesù di compiere un segno straordinario, tanto che i vangeli lo raccontano per ben sei volte.
“C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci”, scopre l’apostolo Andrea. Ma si ricompone subito dallo slancio: che cos’è questo per tanta gente.
Addolora, infatti, sentire i credenti più impegnati esperti di ciò che manca, delle cose che non vanno, invece che esperti di Gesù risorto presente in mezzo a noi e capace di portare a compimento il suo Regno.
Gesù invece sa valorizzare il poco che abbiamo e ci chiede di offrirlo a Lui, mettendolo al servizio e a disposizione degli altri.
Questo ci viene insegnato nella celebrazione domenicale dell’eucaristia, che di quel gesto straordinario del Signore è continuazione e compimento.
Accadde a Pasqua, dice l’evangelista, dopo il passaggio del mare di Galilea. Ci viene suggerito che il nostro problema è il cammino verso la libertà e la vita, come l’esodo degli ebrei ci prefigura: la Pasqua di morte e risurrezione del Signore Gesù ci dona infatti libertà e vita in pienezza.
Dal monte dove è seduto Gesù non ci giungono nuovi comandamenti da eseguire, ma Parole e Pane di vita che ci sostengono nella avventurosa traversata, che è la nostra esistenza personale.
Infine ci sorprende e ci consola vedere Gesù che si sottrae alla gente che vuole farlo re. Hanno mangiato gratis e sono disposti a sottomettersi, rinunciando alla propria libertà, a chi – anche soltanto apparentemente – consente di vivere comodamente.
Gesù non vuole comandare su nessuno, è venuto per servire e per dare la sua vita per tutti.
Nel pane dell’eucaristia troviamo tutto questo.
Non sprechiamolo.
Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. (Gv 6)