Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio, parlate al cuore di Gerusalemme. Abbiamo bisogno di essere consolati?
La violenza cui assistiamo, le guerre, che a noi lacerano il cuore e la mente e a chi è colpito il corpo, la vita e gli affetti, gridano in noi il bisogno di essere consolati. Ed è già una cosa buona, perché significa che ci lasciamo coinvolgere e che non siamo indifferenti.
Ma c’è di più. Alcuni parlano di lentezza di Dio nell’adempiere alle sue promesse, diagnostica l’apostolo Pietro nella sua lettera. Le asperità della vita infatti possono oscurare l’amore verso Dio e accusarlo di inefficacia nella sua azione. Noi oggi andiamo oltre: crediamo che Dio non c’è e tra l’altro interessa poco che ci sia. Ma come è diversa la realtà dal nostro sentire!
E com’è bello e pungente richiamo della Chiesa! La venuta di Gesù Cristo tra noi ci ha rivelato che tutta la storia umana sta andando verso di Lui.
La nostra consolazione è una persona, è Cristo risorto.
Allora i tempi dell’apparente silenzio di Dio diventano il tempo in cui lui attende che noi cambiamo, sono i tempi della sua magnanimità, ricorda ancora l’apostolo Pietro. Infatti, quanto abbiamo pregato davvero per la pace in questo mondo? E di fronte alla crisi climatica, quanto stiamo modificando davvero le nostre abitudini?
Abbiamo bisogno di cambiare, di raddrizzare i nostri sentieri, di colmare i burroni delle nostre passioni che ci sprofondano negli abissi dell’ira e delle violenze mortifere.
Abbiamo bisogno di spianare le montagne della superficialità e della ricerca di una vita comoda, che assorbono le nostre migliori risorse e il nostro tempo prezioso.
Cambiare, convertirsi è una grazia, un dono di Dio. Per questo frequentiamo le nostre eucarestie e ci lasciamo condurre nel tempo di Avvento dalla Santa Madre Chiesa.
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il vangelo
«Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio -. Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata. Allora si rivelerà la gloria del Signore».
(Is 40,1-5.9-11)