Che contrasto potente fa balenare oggi la Parola di Dio! Da restare senza fiato. Il perché scopriamolo assieme.
Da un lato l’immagine del popolo di Israele nel deserto, in cammino verso la libertà. Bastano pochi giorni durante i quali Mosè non si fa vedere, mentre dialoga a tu per tu con Dio e scrive le dieci parole della libertà, e: “il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra Egitto, si è pervertito”.
Un vitello d’oro è ormai la guida della loro vita: fuor di metafora, la forza della fecondità e il desiderio del benessere economico. Davvero l’essere umano è tutto qui, perduto dietro alle pulsioni del sesso e delle cose da avere?
Dall’altro lato c’è il Dio di Gesù e nostro. Sa bene con chi ha a che fare. Il Signore Gesù ce lo rivela come un pastore in pena, ma innamorato dell’unica pecora perduta. E parte alla sua ricerca, finché la trova.
E poi Dio assomiglia a una donna in pena, ma alla ricerca della sua unica moneta perduta. E si dà appassionatamente da fare per cercarla, finché la ritrova.
Questo è Dio e quelli siamo noi, perduti dietro alle nostre piccole cose e grandi beghe reciproche, eterni fuggitivi da Colui che potrebbe renderci liberi, felici e farci finalmente sentire a casa.
Lasciamoci raggiungere dal Signore! Lasciamoci trovare da Cristo Gesù! Nessuna scusa, come ad esempio “siccome sono imperfetto e comunque sbaglierei di nuovo, tanto vale che stia lontano da Dio e continui nelle mie cose”.
Anche l’altro che ho vicino è colui che per definizione ogni tanto si perde. Cercalo, allora, come ha fatto Cristo con il violento Saulo, trasformandolo nel più grande apostolo di tutti i tempi, Paolo.
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«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novanta–nove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”».
(Lc 15,1-32)