Ci lasciano senza fiato le parole di Gesù. Chi di noi infatti, non cerca con tutto se stesso di “salvare” la propria vita? Ce ne prendiamo cura, ci circondiamo di tante cose e comodità, ci curiamo quando siamo ammalati.
Perché il Signore capovolge il nostro modo di pensare e ci propone di agire al contrario, almeno apparentemente? Seguiamolo per capire, allora.
Gesù chiede ai suoi che cosa dice la gente su di lui. Titoli belli ne escono – Giovanni Battista risuscitato, un profeta – ma di personaggi del passato, morti e sepolti. Il Signore, quasi come un giocatore che compie un’improvvisa rovesciata importa, ci rimanda la palla e ci chiede: ma tu, chi dici che io sia?
Quasi a dire: si può essere convinti di credere “per tradizione”, “perché mi hanno insegnato così”, “perché la mia famiglia era cattolica”, ma Io vivo nel presente, ora sono accanto a te e ti accompagno verso il futuro, ci dice il Signore.
“Tu sei il Cristo”, riconosce finalmente Pietro a nome nostro, sei colui che porta a compimento le promesse di Dio e le nostre speranze, ma capovolte e allargate, al modo di Dio.
Che cosa speriamo di solito infatti? Che la vita sia senza problemi e fastidi, speriamo di stare bene, di fare le cose che ci piacciono e così via.
Il Signore ci fa desiderare d’offrire la nostra vita, con Lui e come ha fatto Lui. Saperci spendere, o perdere, perché il mondo sia più giusto, perché possiamo davvero diventare fratelli che si prendono cura uno dell’altro, come ci scongiura l’apostolo Giacomo.
Ma soprattutto credere con il cuore e far risplendere la verità del Vangelo, anche se il mondo intero ci fosse contrario. Così possiamo salvare la nostra vita. Come ha fatto Gesù, il Cristo.
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Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».
(Mc 8,27-35)