Dopo la moltiplicazione dei cinque pani e dei due pesciolini per cinquemila persone, molti discepoli di Gesù mormorano così: “Questa parola è dura”. E si tirano indietro. Quale parola del Signore è dura?
Intanto “se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo non avrete in voi la vita”. Non da soli riuscirete a vivere, sembra dirci il Signore, ma soltanto con Me… E già questo ci lascia pensosi.
Ma quando precisa che “il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”, allora nasce la crisi. La sua carne è stata data per il mondo sulla croce, nell’offerta di sé a chi lo tradiva e lo maltrattava sino ad ucciderlo.
Come può essere che la nostra vita e la nostra salvezza passino attraverso la croce di Cristo? E per quale motivo noi dovremmo “mangiare”, cioè fare nostro questo paradossale modo di essere: donarsi invece che trattenersi, dare invece di arraffare, offrirsi invece che spadroneggiare?
Così molti se ne andranno via dal Signore; e comunque tra chi resta c’è ancora un traditore.
“Povero Signore Gesù! Che cosa non hai passato pur di passarci la vita di Dio, quella eterna, quella capace di amare anche quando non si è riamati in contraccambio.
E ci lasci anche liberi, senza farci prediche. Ma neppure sconti.
Con Pietro, anche noi vorremmo dirti: Signore, noi stiamo con te, anche se non capiamo tutto, anche se siamo fragili e traballanti.
Ma tu, solo tu, hai davvero parole che danno la vita eterna.
Tienici stretti accanto a Te.
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». (Gv 6,60-69)